ROSSANA
BOSSAGLIA
L'inizio
del secolo è di per sé un'occasione propizia per ricapitolazioni e
celebrazioni; tanto più
quando
è data cardine per un riepilogo cronologico. Quarant'anni fa, dunque, nel 1962,
si apriva a
Milano
la galleria Cortina; tuttora attiva ed operosa, anche se il suo celebre
fondatore, il geniale e
avventuroso
Renzo, è morto nell"87; e anche se la sua sede storica, quella in Piazza
Cavour è stata
abbandonata;
sede dove gli spazi espositivi erano posti nel seminterrato, lasciando alla
libreria
l'ambiente
al piano terra.
In
verità, il rapporto con i libri è sempre stato peculiare nell'attività della
famiglia Cortina: fin dagli
anni
Cinquanta esisteva a Pavia un negozio librario di loro proprietà; e questo
legame naturale ha
conferito
un tono preciso alla loro fisionomia. Renzo Cortina amava i libri, ovviamente in
particolare
quelli collegati con l'attività degli artisti; era stato anche editore; la sua
versatilità e
curiosità
umana lo portava poi ad avere con gli artisti medesimi un rapporto di libera
amicizia, dai
tratti
scapigliati e goderecci, bevute comuni, discussioni polemiche ed affiatate. Ma
al visitatore del
suo
spazio espositivo, cioè a chi scrive questa breve memoria, sia consentito di
soffermarsi su
ricordi
specialmente gratificanti a livello culturale: la libreria/galleria di Cortina
negli anni Settanta
ospitava
presentazioni di artisti, incontri, dibattiti, insieme fervidi e gradevoli,
importanti ecordiali;
ci
sedevamo a parlare o ad ascoltare, a discutere e ad apprendere, con entusiasmo
ed attenzione; e
noi
studiosi e critici d'arte avevamo qui occasioni ripetute per scambi di idee.
Intanto
Renzo Cortina presentava artisti di diverse tendenze e scuole, come si può
verificare dai
nomi
presenti in questo catalogo; che comprende anche quelli succedutisi nella
galleria dopo la
morte
di Renzo, quindi scelti e sostenuti dal figlio Stefano.
Renzo
aveva della sue predilezioni, specialmente - da quanto risulta in prospettiva
storica - amava
artisti
figurativi dalla vena ironica o fantastica. Tutti ricorderanno che si deve a lui
la presentazione
al
pubblico di Ruzzati pittore; Ruzzati era già celebre come narratore, ma appunto
per ciò non era
facile
sottoporlo al giudizio in un'altra veste. A Cortina deve molto anche la
notorietà raggiunta da
Salvatore
Fiume: questa volta un pittore nato (anche se a latere fu anche lui scrittore)
ma inquietante
per
la sua forza narrativa ed evocativa. Tra i cosiddetti figurativi. Cortina
presentò maestri
accreditati, quali Pietro Annigoni, o Orfeo Tamburi; ma riservava attenzione anche ai gruppi
di
artisti
di moderna provocazione, Grippa e Dova, per esempio; e coglieva il senso
espressivo e la
qualità
di alcuni che mi par giusto menzionare qui, perché oggi trascurati: come Gianni
Bertini, che
nella
stagione del Pop Art fu uno dei più significativi esponenti italiani di quel
movimento. Da una
parte
Renzo era sensibile alle sollecitazioni dell'attualità, alla possibilità di
presentare grandi
maestri
anche internazionali, cogliendo spesso l'occasione di esibirne grafiche o
produzioni
particolari
—espose grafiche e gioielli di Braque, incisioni di Dubuffet, Casorati, e
così via -;
dall'altra
era attento ai giovani: e a molti di loro aperse la strada. Ed è questo, va
sottolineato,
l'orientamento
che la Galleria ha continuato a seguire, affiancando
a firme riconosciute
artisti di cui
si
è fatta promotrice.
Renzo
era anche molto attirato dalla scultura, ospitando i grandi nomi del panorama
italiano che,
come
non perdo occasione di sottolineare, nel ventesimo secolo si è distinto in
tutto il mondo per il
numero
di maestri di altissima qualità, in particolare aveva un rapporto di lavoro e
di amicizia con
Luciano Minguzzi. Ma nello stesso tempo era stuzzicato dalla creatività, per così
dire, leggera: dalle
vignette
di Giuseppe Novello, per esempio, cui dedicò varie mostre; e in anni in cui la
moda
cominciava a destare un grande interesse anche di tipo intellettuale, ma il mondo dell'arte
esitava
ancora
ad assumerla nel suo specifico contesto. Cortina si occupò non solo di Dudovich
- una delle
passioni
della Galleria, fino ad oggi - ma di Erte, simbolico rappresentate del gusto
déco.
Nelle
citazioni mi fermerei qui; giacché a questo punto sarebbe ingiusto non
menzionare tutti gli
artisti
che ebbero rapporti con la galleria Cortina, e quelli che ne hanno tutt'ora,
dentro la continuità
storica
della straordinaria impresa. Ma l'intenzione specifica di questo sintetico
riassunto è
soprattutto quella di rievocare un clima nel quale il mondo milanese della cultura è stato
profondamente
immerso.
Guardo
a quegli anni e non saprei dire se Renzo Cortina sia stato un interprete insieme
attento ed
estroso,
o se piuttosto a lui si debbano in gran parte gli orientamenti artistici in cui
Milano si
riconosceva.Certo è stato per noi un punto di riferimento essenziale.
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